Non sarò il primo ma sicuramente nemmeno l’ultimo a parlare di MiMoto (La mia Moto, non MilanoMoto vi prego) e del suo successo imprenditoriale e del contributo allo sviluppo del nuovo concetto di mobilità sostenibile.
Ho sempre seguito con attenzione gli sviluppi e la crescita di questa startup: da quando in un Novembre di ormai 3 anni fa provai grazie ad un mio amico di Milano uno dei loro scooter. Poi da buon torinese di periferia iniziarono due avidi anni di attesa prima di poter risalire in sella sul loro bolide giallo e risentire il loro “fischio silenzioso”. (il servizio arrivò a Torino nel settembre del 2018 ma solo con la successiva espansione dell’area si avvicinò “dalle mie parti”)
Dietro il progetto si “nascondono” Vittorio Muratore, originario di Lecce con esperienza nel settore dell’on demand e del marketing, Alessandro Vincenti, nato e vissuto in Centro America e USA, con esperienza in studi legali internazionali tra Roma e Milano e Gianluca Iorio, napoletano, proviene dal mondo della consulenza manageriale.
Che cosa hanno in comune queste tre persone? Una visione imprenditoriale di respiro internazionale, l’essere stati studenti fuori sede e degli attenti osservatori che avendo visto la rivoluzione imposta dal car sharing hanno deciso di replicarne il modello ma su mezzi a due ruote ed eco-sostenibili.
Un aspetto di cui poco si parla, è che Mimoto non si rivolge solo al privato ma anche alle imprese che sempre di più si trovano impantanati o nel trovare un modo efficace e sicuro per permettere ai propri dipendenti di muoversi in sicurezza o nel tentativo di espandere la propria capaci di raggiungere il mercato con il servizio di Delivery.
La mission di Mimoto è la lotta all’inquinamento grazie sia all’utilizzo di mezzi elettrici ma anche al ribaltamento di quella che è Idea della mobilità odierna che vede ancora troppo spesso il Mezzo Personale identificarsi con il Mezzo Privato a discapito di una micromobilità che garantirebbe soluzioni maggiormente sostenibili (sia economicamente che ecologicamente) e rapide.
Questo problematica viene accentuata da parte dei Governi che troppo spesso propongono incentivi e bonus troppo spesso diretti solo ed unicamente al privato e con soluzioni che “spingono” solo alla rottamazione per l’acquisto di nuovi Mezzi privati, troppo spesso dimenticandosi dell’evoluzione che lo sharing ha avuto sulla nostra società_
– Inizialmente implementato e percepito come elemento attrattivo e turistico o comunque come un qualcosa di non necessario ma finalizzato a rendere la città più “cool”.
– Per passare ad oggi e nello specifico in questo periodo storico, lo sharing rappresenta l’unica strada sostenibile per un trasporto pubblico capillare, efficace e che liberi i mezzi pubblici dal sovraffolamento. Sia per il privato cittadino che per la mobilità aziendale.